Vivere
Il conto alla rovescia
di Boualem Sansal
Editore: Neri Pozza
Collana: Bloom
ISBN: 9788854532670
Pagine: 240
Uscita: 2025
Prezzo: € 19,00
C’è una trama, c’è un protagonista, c’è una storia. Ma in Vivere. Il conto alla rovescia, ciò che più conta non è la vicenda in sé, bensì la visione che la attraversa. Boualem Sansal, scrittore franco-algerino dalla voce intransigente e solitaria, torna con un romanzo che fonde il racconto distopico e la riflessione morale, nel solco di grandi maestri del Novecento come Evgenij Zamjatin, Aldous Huxley e George Orwell. Come loro, Sansal utilizza la finzione come specchio deformante della realtà, un laboratorio etico in cui il futuro serve a leggere con spietata chiarezza il presente.
Nel mondo di Vivere, la fine non è un evento ma una condizione: un conto alla rovescia che procede inesorabile, scandito da un sistema di potere opaco, tecnologico e spirituale al tempo stesso. Il protagonista, Paolo, ex insegnante di matematica, è chiamato – letteralmente “appelé” – da una forza misteriosa che lo trascina in un esperimento globale, dove l’uomo viene ridotto a ingranaggio di un meccanismo superiore. È una distopia che si muove tra la metafora e il paradosso, ma sempre ancorata a un interrogativo politico e morale: cosa significa ancora “vivere” quando tutto spinge verso la resa?
Sansal ha il gusto del pensiero e il rischio del verbo. La sua scrittura, a tratti prolissa, appartiene a quella linea della letteratura francese contemporanea che privilegia la densità alla sintesi, la riflessione al puro intrattenimento. Ma dietro ogni digressione si avverte una tensione autentica: la necessità di dire, di spiegare, di denunciare. La distopia, per lui, non è mai un esercizio di fantasia; è un’arma critica contro la menzogna, la paura e l’asservimento.
In Vivere, la satira sociale e la speculazione filosofica si intrecciano: la critica al totalitarismo islamico, già presente in 2084. La fine del mondo (2016), si estende qui all’intera condizione umana, prigioniera di nuove forme di dominio – economico, tecnologico, spirituale. L’universo che Sansal costruisce non è un altrove remoto, ma un riflesso inquietante del nostro tempo: un mondo di controllo diffuso, di coscienze anestetizzate, di individui ridotti a numeri in una gigantesca contabilità del nulla.
La forza del romanzo sta proprio in questa capacità di rendere visibile l’invisibile: non la catastrofe spettacolare, ma l’erosione lenta del pensiero critico, la rinuncia quotidiana alla libertà. Sansal scrive come se volesse scuoterci, non tanto per spaventarci quanto per risvegliare un residuo di dignità. Ogni pagina è un atto di resistenza morale, un rifiuto della rassegnazione.
Certo, il romanzo non è privo di limiti. L’impianto allegorico, per quanto solido, tende talvolta a prevalere sulla forza narrativa; i personaggi, più che vivere, incarnano idee. Ma è anche in questa asprezza, in questa verticalità del discorso, che si misura la coerenza di Sansal. Egli appartiene a quella rara categoria di scrittori per cui la letteratura non è un rifugio, ma un campo di battaglia.
Nel panorama contemporaneo, Vivere si impone come un libro scomodo e necessario: un’opera che rilancia la tradizione distopica nel cuore del XXI secolo, riportandola alle sue radici etiche e filosofiche. Sansal scrive per interrogare la coscienza, non per confortarla. Il suo romanzo è un ammonimento e una sfida: ci ricorda che l’apocalisse non è un futuro remoto, ma un presente che abbiamo smesso di guardare.

Boualem Sansal è nato nel 1949 in Algeria e vive a Boumerdès, nei pressi di Algeri. Alto funzionario del ministero dell’Industria algerino fino al 2003 (incarico da cui fu allontanato per i suoi scritti e le sue posizioni politiche), ha vinto il Prix du Premier roman e il Prix Tropiques 1999 con il suo primo romanzo Le serment des barbares, il Grand Prix RTL-Lire 2008 con Il villaggio del tedesco, e il Grand Prix du roman 2015 de l’Académie française con 2084. La fine del mondo (Neri Pozza 2016). Con Neri Pozza ha pubblicato anche Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista(2018) e Il treno di Erlingen (2021). Dopo aver ottenuto la cittadinanza francese nel 2024, nel corso di un soggiorno in patria, il 16 novembre dello stesso anno è stato arrestato all’aeroporto di Algeri. Il 27 marzo 2025 è stato condannato a 5 anni di detenzione con l’accusa di «attentato all’unità nazionale, oltraggio a corpo costituito, atti lesivi all’economia nazionale e detenzione di video e pubblicazioni minaccianti la sicurezza e la stabilità del Paese».
